La maglia con i colori sociali di una squadra di calcio è un segno distintivo inconfondibile che permette ad una moltitudine di persone, che si identificano in quella maglia e in quei colori, di aggregarsi. Pertanto le maglie delle squadre di calcio hanno acquisito nel tempo importanza sempre maggiore, fino a spingere tante persone a collezionarle.
L’aumento del numero dei collezionisti, o comunque delle persone interessate a questo tipo di cimelio, ha portato alla nascita e al successivo sviluppo di un vero e proprio mercato, con prezzi che sono diventati sempre più alti.
Anche le case d’asta più prestigiose del mondo sono solite fissare una o più date all’anno dedicate alla vendita di maglie ed altri cimeli calcistici.
Fece sensazione, qualche anno fa, per l’esattezza nel 2002, l’acquisto ad un’asta Christie’s, da parte di un anonimo (e facoltoso) collezionista, della maglia di Pelè indossata nella finale dei Mondiali di Messico ‘70, messa in vendita dall’ex calciatore Roberto Rosato, per 157mila sterline circa. E, qualche anno prima, sempre ad un’asta Christie’s fu venduta per circa 90mila sterline la maglia indossata da Hurst nella finale dei Mondiali del 1966.
Parliamo ovviamente di maglie speciali, pezzi unici, il cui valore a mio avviso sta proprio in ciò che esse rappresentano.
Personalmente ho visto maglie del genere solo in fotografia, eppure, solo guardando queste foto, non ho potuto fare a meno di constatare che la loro semplicità, rispetto alle maglie moderne, piene di scritte e sponsor, è direttamente proporzionale al loro immenso fascino.
Quando ho iniziato a collezionare, dovendo scegliere l’impronta da dare alla mia collezione, non ho esitato un solo istante nello scegliere le maglie italiane.
Il mio grande amico e collezionista Riccardo Perego – tra i primi in assoluto a coltivare questo hobby e vero padrino della mia collezione – mi sollecitava a non disdegnare le maglie delle Nazionali e comunque estere, ma in me ha sempre prevalso il ricordo di quando, da bambino, compravo le figurine dei calciatori Edis e Panini, ed ammiravo estasiato le maglie delle squadre italiane.
E poi le maglie italiane hanno una caratteristica unica: la possibilità di vedersi cucito in petto quel meraviglioso triangolino tricolore chiamato scudetto, oppure quel bellissimo tondino tricolore chiamato coccarda.
Chiunque voglia documentarsi su questi particolari, può andare a leggere le relative voci su wikipedia, a mio avviso ben scritte e documentate.
Lo scudetto e/o la coccarda attribuiscono un fascino e una bellezza ancora maggiori alle maglie, cosa che mi ha spinto a ricercare con insistenza proprio quella tipologia di maglie.
Più in generale, gli esperti ed intenditori conoscono bene la storia delle maglie italiane: solo verso la fine degli anni settanta iniziarono ad apparire i marchi degli sponsor tecnici, e solo a partire dalla stagione 1981-82 apparvero le scritte degli sponsor ufficiali. A mio avviso, tranne casi particolari (come ad esempio l’alterazione del giglio sulla maglia della Fiorentina), per alcuni anni gli sponsor non hanno alterato la bellezza e il fascino della maglie, anzi, in alcuni casi (basti pensare all’accostamento del marchio Ariston alla maglia della Juventus o del marchio Barilla alla maglia della Roma) hanno contribuito ad accrescere quel fascino e quella bellezza.
Oggi però sulle maglie compaiono ben tre sponsor, oltre allo sponsor tecnico, e francamente la riduzione dello spazio dedicato ai colori sociali non mi piace affatto.
Ma, come direbbe Dante Alighieri, “vuolsi così dove si puote ciò che si vuole”, e non rimane che accettare, certo non di buon grado, la minestra che ci viene propinata.